Opinioni Caeranesi

Mauro Marconato

25 aprile
Anche a Caerano è stato festeggiato il 25 aprile, con una doppia valenza celebrativa, quella del Santo Patrono, San Marco, e quella della Liberazione dell’Italia dal Fascismo e dalle truppe naziste, in rotta verso i valichi alpini. 
Da alcuni anni alla cerimonia civile, presso il monumento ai caduti, è stata affiancata una cerimonia religiosa davanti al Capitello di San Marco, da cui un tempo partivano, proprio il 25 aprile, le “rogazioni”, processioni propiziatorie in giro per il paese ad ingraziarsi la protezione divina sui raccolti agricoli.
Oggi, in un’Italia dove il conflitto politico, sempre più rancoroso, sta mettendo in discussione anche la memoria di avvenimenti e date cruciali della nostra storia repubblicana, è importante non dimenticare e trasmettere alle nuove generazioni i valori di amore per la patria e per la libertà di chi, senza distinzioni politiche, ha lottato ed è morto dal 1943 al 1945 per liberare il nostro paese dalla dittatura e riscattarlo dall’alleanza con la Germania nazista.
Il 25 aprile è anche l’occasione, a Caerano, per ricordare due altri importanti avvenimenti che caratterizzarono quei lontani giorni, avvenuti entrambi il 30 aprile: da una parte l’eccidio della famiglia Stecca, avvenuto a sud del paese, ad opera di una squadra di tedeschi in ritirata, per vendicare il ferimento di una loro staffetta in sidecar, avvenuto poco prima in un’altra località del paese, e la cattura, lo stesso pomeriggio, del generale Heidrich, protagonista della battaglia di Montecassino e feroce autore di rappresaglie contro civili e partigiani, che fu custodito dentro la Lampugnani.
La cerimonia civile ha visto, come sempre, la partecipazione delle associazioni d’arma, la deposizione di una ghirlanda di fiori e l’onore ai caduti, con le note suggestive del “Silenzio”, il discorso della sindaco Chiara Mazzocato, Fratelli d’Italia e la “Canzone del Piave”.
Peccato che si continui a non cantare la vera canzone che dovrebbe celebrare la Liberazione, cioè “Bella Ciao”, resa famosa durante la guerra partigiana ma che, con diverse varianti circolava anche prima: in antiche romanze cantate nelle aie, in motivi yiddish “sfrigolati” dai violini di migranti e in canti delle mondine emiliane e piemontesi. Oggi è famosa in tutto il mondo come canto di libertà, ma noi, talvolta, siamo capaci di “sbiadire” anche i nostri ricordi migliori.