Una volta, nel mitico Bar Sport, ognuno diceva la sua, sia che si parlasse di calcio o di politica, magari stronzate, ma genuine ed autentiche, alimentate da qualche articolo di giornale o da qualche intervento televisivo. Oggi invece, che la discussione, soprattutto quella politica, ha varcato i confini del bar sotto casa e tutti si sentono liberi di esprimere le loro opinioni nei social, assistiamo al proliferare, non di un sacco di pareri, giudizi, pensieri originali, ma di un sacco di post replicati, altrui, creati dalle centrali politiche del fango, della rabbia e dell’odio, che ammaniscono polpette spesso avvelenate ad un gregge di pecore ammaestrate che seguono, muso contro culo, il grande capo di turno e le sue performance in facebook, che un giornalismo televisivo per niente coraggioso diffonde in maniera servile, senza un minimo e serio contradditorio. Ma mentre Berlusconi e Renzi sono stati torchiati come non mai, in passato, il nuovo “bullo” della politica italiana gode invece di una inspiegabile e sorprendente immunità. Qualcuno, poi, considera positivo questo irrompere dei social e delle loro nefandezze nel modo di fare politica e di procurarsi voti e confonde populismo con democrazia, ignoranza con informazione documentata e partecipata, consenso consapevole con pecorismo leaderistico. Per questo, da un po’ di tempo, mi stanno venendo molti dubbi sul concetto di democrazia, o meglio sulla brutta piega che questo nostro modello politico sta assumendo, degenerando e riproponendo schemi e situazioni che, per certi versi, ci portano indietro nel tempo, agli anni venti del secolo scorso, anticamera dei tempi bui successivi. Per questo, meglio sardine, libere e spontanee, che pecore eterodirette e controllate da cani pastori.
- 2024
- All Rights Reserved.
- Design by SGI LAB