Opinioni Caeranesi

Mauro Marconato

Accoglienza profughi

Due notizie di oggi, 20 dicembre, nel Corriere del Veneto, che seguono la polemica dei giorni scorsi sulla folta destinazione di profughi sul Montello.
1) Danneggiati a Padova (Arcella) appartamenti destinati ad ospitare una decina di profughi: distrutti i sanitari, strappate prese, contatori e cavi elettrici, spaccate le valvole dei termosifoni.
2) Accoglienza sempre e comunque? A questa domanda il vescovo di Treviso risponde “…Certo, non possiamo voltare la faccia dall’altra parte di fronte ai disperati che rischiano la vita per fuggire da condizioni di guerra e di violenza o perché aspirano ad un legittimo miglioramento delle loro tristissime condizioni di vita”.
Monsignor Gardin aggiunge giustamente che vanno aiutati dentro una programmazione chiara e stabile che comprenda: accordi con i loro paesi d’origine (impossibili in molti casi), solidarietà europea, (estremamente carente), regole precise, con diritti fondamentali (costituzionali, che prima di tutto dovrebbero far rispettare i tanti recenti “crociati” del NO) da garantire loro e doveri civici da rispettare, da parte loro, ed anche impiego in servizi utili alla comunità che li accoglie (ma solo poco più di 2.600 comuni italiani su circa 8.000 ne hanno accolti).
Considerazioni ovvie e condivisibili da tutti, in teoria, obiettivi sacrosanti, ma difficili da perseguire.
Intanto questi arrivano comunque.
Proprio l’altro giorno ho visto la trasmissione Islam, di Gad Lerner, sulla Nigeria e mi sono chiesto: se da noi paese democratico, ricco, civile ecc. molti giovani se ne vanno in Inghilterra, in Germania ed in tanti altri paesi del mondo, per migliorare le loro condizioni di lavoro e di vita, come possiamo pensare e pretendere che quei giovani, che vivono in quelle condizioni, guerra o non guerra, non aspirino a venire in Europa e da noi?
Non possiamo accogliere sempre e tutti, d’accordo, ma in attesa di trovare le soluzioni per fermarli, occorre dominare e razionalizzare il fenomeno, con i minori danni possibili. Serviranno le parole del vescovo di Treviso?
Credo che, purtroppo, le sollecitazioni del vescovo, come quelle ripetute spessissimo del papa, resteranno lettera morta di fronte alla ipocrisia di tanti credenti che sono pronti e zelantissimi a sostenere l’obbedienza e la insindacabilità del sommo pontefice e della chiesa di fronte a temi quali l’aborto, il divorzio, i matrimoni gay ecc., mentre risultano del tutto menefreghisti ed irrispettosi quando il papa invita ad accogliere i profughi, o migranti che siano, nelle parrocchie. A questa prospettiva di “cristiana” misericordia non dovrebbero sottrarsi, di conseguenza, neanche i molti sindaci leghisti e non, strenui difensori dei simboli cristiani, dei presepi, dei crocefissi nelle aule e negli edifici pubblici, e strenui oppositori, invece, all’accoglienza dei profughi, altrettanto “cristiana”, in quanto sancita e sollecitata dal papa.
Magari questi sindaci arriveranno a nascondersi dietro alla distinzione tra stato e chiesa (quando gli fa comodo va bene, quando non gli fa comodo mescolano tranquillamente le due cose), tra valori e pratica della fede (distanza che tra i cristiani è spesso notevole) oppure dietro l’ipocrisia, apparsa chiara in alcune dichiarazioni che ho sentito a proposito della prevista e consistente destinazione di profughi a Volpago, del fatto che non accolgono 7/8 profughi a testa nei loro comuni, ma si scagliano contro l’utilizzo massivo della polveriera sul Montello, motivando il rifiuto con le condizioni “inumane” degli edifici prescelti, usando anche qui l’umanità a seconda delle convenienze.
Ora che sia assurdo concentrare molti profughi in singoli paesi o singole strutture di accoglienza è assolutamente vero e fanno bene i cittadini di Volpago a insorgere, ma distribuirli nei vari comuni, accoglierli dignitosamente, utilizzarli, finché rimangono, in servizi utili, evitando, con la gestione ed il controllo dei comuni, anche fastidiose speculazioni e business privati, sarebbe in linea con la costituzione e profondamente cristiano, nella sostanza della fede e del messaggio evangelico, non negli scontati rituali di una pratica molto spesso troppo facile ed abitudinaria.