Opinioni Caeranesi

Mauro Marconato

Affondamento piroscafo Umberto I – 8 giugno 1916

Dal libro “Ai prodi figli di questa terra. 1921-2021 Cento anni del Monumento ai Caduti di Caerano di San Marco” di Mauro Marconato e Eugenio Dal Pra’. Ed. Zanetti. Discorso di Silvio Forcellini, sergente maggiore di fanteria che all’inaugurazione del Monumento nel 1921 ricorda l’affondamento del piroscafo Umberto I nel quale morirono 6 caeranesi: “… Giungemmo a Vallona (Albania) il mattino successivo ed i reparti del nostro 55° Fanteria si divisero nella vasta zona che doveva essere da noi occupata. Noi compaesani di Caerano ci dovemmo separare tutti: il più vicino, che rividi qualche volta, rimase Precoma Primo. Ed allora era per noi (due) una vera festa, poiché in quella vita aspra e selvaggia ci era dolce conforto lo stare insieme pensando alla nostra terra lontana ed agognando ansiosamente di rivedere la nostra piccola Patria. L’offensiva austriaca negli altipiani di Asiago sferrata nel maggio 1916 ci fece richiamare tutti improvvisamente, inaspettatamente lassù. La sera dell’8 Giugno collo stesso piroscafo lasciammo il porto di Vallona, contenti di rivederci riuniti e quasi felici nella speranza di rivedere una volta ancora i nostri cari prima di raggiungere la nuova fronte: a quanto ci sarebbe potuto capitare poi, non si pensava che in modo vago e indefinito. E uscimmo da Vallona sul tramonto, lentamente, quasi in religioso silenzio! Un’ora dopo (non erano ancora le 21) un colpo terribile si fa sentire nella nostra nave: uno schianto, un frantumar di vetri, un sordo scrosciar di acqua che precipita e allaga i vani interni della nave dalle ampie falle dei fianchi squarciati; tutta la gente atterrita e come impazzita, grida e corre. … Vidi i più coraggiosi saltare nell’acqua, altri correre sopra coperta, sperando una miracolosa salvezza. Non si vedevano che braccia alzate, non si sentivano che grida di spasimo e di suppliche ed accenti di disperazione. Intanto la prora affondava. Non vidi più nulla perché ad un dato istante, forse per il troppo carico, la nostra scialuppa non ci resse più e ci sommerse tutti. Anch’io gridai disperato, come tanti avranno gridato: Mamma, Mamma, aiuto, aiuto! … Mi capitò vicino un pezzo di tavola, credo sarà stato un rottame del bastimento: mi aggrappai fortemente, e con esso potei tenere la testa fuori delle onde e respirare. … Una delle ombre nere che prima vedevo lontane si fece sempre più grande, verso la mia direzione, era una torpediniera alla ricerca dei naufraghi. … Mi venne calata una corda cui mi arrampicai come un forsennato, e fui salvo. … Era l’una dopo mezzanotte. Il mattino cercai dei miei compagni e compaesani: non rividi che Bianchin Pietro-Ludovico che, dopo la ritirata, morì prigioniero. Gli altri erano tutti periti”. L’affondamento del piroscafo Umberto I, di cui parla Silvio Forcellini, avvenuto nel giugno del 1916, fu il più grande disastro della marina militare italiana durante la prima guerra mondiale. La nave era salpata dal porto di Valona l’8 giugno, verso sera, e doveva portare in Italia i fanti del 55° Reggimento. Fu colpita da due siluri austriaci lanciati da un sommergibile del tipo U5. A bordo c’erano circa 2821 persone e i morti furono 1926. Tra questi ci furono 6 caeranesi: Eustacchio Bordin, Mansueto Tonello, Francesco Casagrande, Luigi Bonora, Lorenzo Fruscalzo, Primo Precom