Opinioni Caeranesi

Mauro Marconato

Da “Sguardi dal ponte”: Italo Panciera, detto Talòi.

Parlando di bar e dei loro frequentatori voglio qui ricordare soprattutto Italo Panciera, detto “Talòi”, un personaggio indimenticabile della vita commerciale-artigianale, ma anche godereccia, e dello sport (parlato) caeranese.
Mitico gelataio montebellunese, si era trasferito negli anni Cinquanta a Caerano, dove gestiva, insieme alla moglie Berta, il bar Sport, situato all’inizio della fila di case che costeggiavano a destra la strada per Montebelluna, di fronte all’asilo, dove oggi si trova la pizzeria Alla Torre.
Uomo arguto ed ironico, aveva il gusto della battuta, delle frasi ad effetto, dei modi di dire, alcuni dei quali sono entrati nel linguaggio popolare caeranese.
Tra questi florilegi ricordo: “Va a scoar el mar”, “Scriveo sul giaz”, oppure quelli un po’ macabri, quando moriva qualcuno, tipo “I ghe à mes el paetò de toea” o “I o à portà al albergo del silenzio” e infine, uno un po’ piccante, “Son da su paa val sfesa e zo pa a val cueata”.
Erano giuggiole grossolane, ma spiritose, spesso originali e di sua invenzione.
Dopo un incidente stradale che gli aveva lasciato come segno un’evidente rientranza dell’osso frontale, amava definirsi “Ministro del fronte interno” e raccontava, con il gusto del paradosso che lo caratterizzava sempre, di aver preso in pieno, uscendo di strada con la moto, l’unico albero che c’era tra Caerano e Vicenza.
D’estate, quando la moglie era a Jesolo, dove gestiva un albergo, capitava spesso che appendesse fuori del bar il cartello “Torno subito”, invece tornava dopo due, tre giorni, passati in giro con gli amici, istigatori e complici, a fare baldoria.
Molto spesso erano proprio gli amici che ne provocavano motti e sregolatezze, organizzando scherzi, bevute e raid goderecci. Si divertivano a mandargli dei bambini a chiedere un gelato da dieci lire, quando ormai il minimo era 50 lire, aspettando cinicamente la sua prevista reazione, sempre tra il comico e l’incazzato.
Altre volte, più “carognamente”, avvertivano la moglie che il bar era chiuso da giorni, così lei tornava a coglierlo in castagna ed a rimetterlo in riga.
Personaggio anche questo fuori dal coro del perbenismo e del bigottismo caeranese dell’epoca, spirito libero e sicuramente laico, permise e favorì i balli nel suo bar, al suono di uno dei primi jukebox, offrendo spazio alla voglia di divertimento e di trasgressione dei giovani caeranesi di
allora e delle molte operaie della sanRemo, durante la pausa pranzo.
Appassionato di sport, e di calcio in particolare, ricordo che il suo locale, dove si beveva e mangiava in allegria, era il ritrovo quasi obbligato della squadra di calcio caeranese, dopo le partite.
Nella foto Italo è al centro.