La sanità in Veneto
Mi è capitato recentemente di essere costretto a cambiare medico. Abito a Caerano ma mi hanno assegnato una dottoressa di Montebelluna. Lei è brava e gentile, ma alla veneranda età di 77 anni mi risulta un po’ scomodo andare nel suo studio, per problemi di distanza e di parcheggio.
Così ho deciso di conoscere e capire un po’ la situazione della Salute in Veneto, ma anche in Italia.
Ho così scoperto che nel 2020 l’Italia era al 17° posto in Europa per il numero di medici di medicina generale ogni 100.000 abitanti: Portogallo 274 ogni 100.000 abitanti, Italia solo 70 ogni 100.000 abitanti. Però?
Ho letto poi che in Italia, dopo il Trentino Alto Adige e la Lombardia nelle quali ogni medico di medicina generale assiste rispettivamente 1.454 e 1408 persone, viene il Veneto, dove ogni medico ne assiste 1224 (mediamente), ma sappiamo che molti ne assistono 1800 o più.
Tutto questo significa che in Italia e nel Veneto mancano molti di questi medici di base.
La situazione è destinata a peggiorare in quanto nel 2021 nel Veneto dei 2.973 medici in attività 1.221 avevano dai 55 ai 64 anni e 656 dai 65 ai 68 anni, abbastanza vicini o prossimi alla pensione.
In provincia di Treviso dai 55 ai 64 anni erano il 45,4% e dai 65 ai 68 anni il 16,9%.
Quindi la situazione attuale del rapporto medico-assistito, aggravata anche dalla assurda e costosa quota 100, che ha favorito tanti pensionamenti, non potrà che peggiorare.
Già adesso le zone carenti di medici (cioè dove mancano) in Veneto sono ben 586, di cui 74 in provincia di Treviso (ULLS 2), con l’aggravante che la popolazione anziana, quella che ha più bisogno del medico e/o che vi ricorre maggiormente aumenta in continuazione. Infatti mentre gli over 75 in Veneto erano pari al 8,4% nel 2021 si prevede che nel 2041 saranno circa il 17,7%.
Si sta facendo qualcosa per reperire nuovi medici?
Lo si dovrebbe fare investendo sul fronte della formazione di nuovi soggetti attraverso le borse di studio. Allora sono andato a vedere anche questi dati, ma ho scoperto che la nostra regione, dal 2014 al 2021 ne ha attivate 0,17 ogni 1.000 abitanti contro le 0, 52 del Molise 0,41 della Valle d’Aosta, le 0,37 della Basilicata, ma anche le 0,25 della Toscana, della Liguria e del Piemonte, le 0,21 del Friuli Venezia Giulia, le 0,20 dell’Emilia Romagna e le 0,18 della Lombardia.
Ma guarda un po’, le regioni che preparano meno medici sono proprio quelle che stanno puntando sempre di più sul privato. Che combinazione!
Riflettendo su questi dati ho concluso che stiamo vivendo, almeno credo, una profonda crisi della sanità veneta, decantata per anni come una delle migliori d’Italia.
Guardiamo ad esempio la situazione di Caerano.
Abbastanza recentemente sono andati in pensione il dott. Fornasir, mai sostituito, e il dottor Conti, sostituito prima da due dottoresse provvisorie e poi dal dott. Cicinelli, che oggi si è trasferito altrove con i suoi pazienti, me compreso, costretti ad andare a Montebelluna. Da poco è andato via anche il dott. Pietro Cerchiaro, sostituito dal dott. Lippi, che a marzo andrà anche lui altrove. Dei medici rimasti almeno due, a quanto mi risulta, sono vicini alla pensione.
Se guardiamo poi agli ospedali, la situazione non è migliore: ci sono, in parte anche a Montebelluna, reparti con carenza di medici e di infermieri, pronti soccorsi intasati e senza personale, specialisti che vengono da altre regioni, medici che passano nel privato, servizi sanitari importanti (non solo pulizie) assegnati a cooperative, medici che lavorano a gettone, pagati profumatamente, molto più di quelli che resistono e credono ancora nel servizio pubblico, addirittura medici di base privati e a pagamento (sembra che ce ne sia già uno operativo anche a Caerano), case di comunità (dove ci sono) costruite ma inoperose per assenza di personale ecc.
Così prolifera il privato, sia convenzionato che non, con guadagni assicurati, che attira i medici del pubblico. In qualche caso succede addirittura che certe cliniche private, non possedendo attrezzature di ultima generazione e molto costose, per gli interventi più complessi o per le situazioni più gravi, utilizzino quelle degli ospedali pubblici pagate con le tasse dei cittadini italiani e veneti. Assurdo!
Privato che viene giustificato da alcuni politici come “salutare” per migliorare la stessa sanità pubblica attraverso il mito della concorrenza. Infatti con il privato che ormai copre, in Veneto e in Lombardia, attorno al 50% i risultati si vedono. Si va sempre peggio!
E pensare che adesso alcune regioni, compresa la nostra, vorrebbero anche sottrarre completamente la sanità e la scuola al controllo dello Stato centrale, come se non bastasse il caos prodotto in piena pandemia da governatori che andavano ciascuno per conto proprio di fronte ad un dramma che ha causato un sacco di morti.
Non bastasse tutto questo, con la pandemia è successo anche che:
– vai dal medico di medicina generale solo su appuntamento, aspettando anche 20/30 giorni prima di essere ricevuto
– si sono allungati notevolmente i tempi delle visite specialistiche, delle cure e degli interventi chirurgici e di altro tipo negli ospedali, con conseguente dirottamento nel privato di chi già paga i ticket e ovviamente di chi può permetterselo.
Ultima cosa, sorprendente, ho scoperto che anche in Veneto, regione ricca, si investe sempre meno nella sanità pubblica, preferendo spendere soldi per favorire investimenti in altri settori, sicuramente meno importanti.
Va a finire che in Veneto ci cureremo col Prosecco, secondo “orgogliosa” tradizione nostrana. Del resto André, la suora francese morta recentemente a 118 anni ha dichiarato che beveva un bicchiere di vino al giorno.
N.B.
– I dati di questo scritto sono tratti da uno studio dei ricercatori Stefano Dal Pra Caputo e Francesco Peron, commissionato dal gruppo del PD veneto presente in Consiglio regionale.
– Invito gli inevitabili “imbecilli” del web che, invece di confutare rispettabilmente questi dati con altri dati, si limiteranno a non prenderli in considerazione perché frutto di uno studio commissionato da una parte politica a risparmiarsi ogni commento e/o ogni contributo al problema sollevato.
– Invito gli altri a condividere questo post
Veneti, sveglia! Siamo passati da Tina Anselmi, che da ministro della Sanità istituì il Servizio Sanitario Nazionale, a Zaia che sta contribuendo a distruggerlo. Siamo passati dalla possibile riforma Bindi, che obbligava i medici a scegliere tra pubblico e privato, garantendo servizi e tempi di attesa migliori, alla ipoteca sempre più privata sulla sanità italiana e veneta.