Opinioni Caeranesi

Mauro Marconato

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Teologa caeranese all’avanguardia, ma in Svizzera. Peccato!

Conosciuta nei social come “The Squint”, ma il suo vero nome è Lara Tedesco. Trentatré anni, originaria di Caerano, è una teologa italiana che non ha paura di alzare la voce, anche in terra elvetica, per rivendicare una maggiore equità tra uomo e donna all’interno della Chiesa Cattolica.

Se nella Svezia protestante del 2020 si è registrato per la prima volta un sorpasso del numero di sacerdotesse rispetto ai sacerdoti, nel mondo cattolico il sacramento del sacerdozio è tuttora precluso agli uomini. “La parità di genere è un tema importante nell’ecclesia, è un tema caldo, perché entra in discussione la credibilità della Chiesa: – spiega Lara – da un lato predica l’uguaglianza, ma dall’altro porta avanti un modello gerarchico e maschilista“.

La giovane donna usa parole forti, frutto di uno scavo interiore: “Rispetto al mio passato, oggi sono meno disposta a chiedere scusa per quello che sono. Non devo castrare la mia femminilità se desidero lavorare in Chiesa: anch’io posso portare il rossetto e la gonna, se ne ho voglia“. Il suo è il passo deciso di chi si è messo per lungo tempo in discussione, e che ha saputo dare una risposta ferma, convinta e non per forza conforme ai dogmi e alle verità precostituite della fede cattolica.

In una lunga intervista rilasciata a Qdpnews.it, Lara racconta come tutto ebbe inizio diversi anni fa.

“Dopo la laurea a Padova in Teologia, un professore mi chiese se avessi voluto prendere parte ad una missione per aiutare i servizi parrocchiali in Svizzera. Dato che avevo delle conoscenze pregresse di tedesco, decisi di partire. Svolsi due anni in missione, dopodiché iniziai il percorso di formazione per diventare assistente pastorale. – Racconta Lara –  Allora accompagnavo gli Italiani residenti in Svizzera nel loro percorso di fede. Oggi, invece, accompagno anche e soprattutto i fedeli di lingua tedesca. Sono passati sei anni da allora: oggi mi occupo di tutto ciò che concerne la vita di un’unità pastorale svizzera, in particolare di una parrocchia”.

Conclude dicendo “Ed è proprio questo mio incarico che mi ha portata ad una seria riflessione sul ruolo della donna all’interno della Chiesa Cattolica. Diversamente dall’Italia, qui in Svizzera esistono delle unità pastorali dove lavorano laici, teologi ed esperti religiosi, uomini o donne che siano, che formano una squadra, assieme al sacerdote“.

Continua spiegando nel dettaglio: “Io qui posso celebrare la liturgia della parola e persino predicare; spesse volte le famiglie, dopo la liturgia, mi chiedono spiegazioni e prendono contatti con me, per un colloquio o per un confronto, che è la parte che più mi piace del mio lavoro. Qui posso accompagnare i ragazzi e le ragazze alla cresima e gestire la vita della parrocchia di cui in sostanza sono io la referente”.

Prosegue affermnado che “In Italia questa figura non esiste: ci sono tanti volontari che mettono a disposizione il loro tempo, ma non esistono ancora persone formate che abbiano un ruolo istituzionale e che operano accanto al sacerdote. Tant’è che la parola tedesca per definire questa figura istituzionale, “Pfarreiseelsorgerin”, non é traducibile in lingua italiana, proprio perché non esiste il concetto corrispondente“.

Lara ha fiducia nel futuro e spera che, prima o poi, anche in Italia “qualcosa si muova”.

“Inizialmente c’è stato in me uno shock culturale: non mi aspettavo certe responsabilità e mansioni e mi chiedevo se ne potessi essere all’altezza – confessa la teologa – poi però mi sono messa alla prova e ho capito che ogni Paese vive il cattolicesimo in maniera diversa, anche in base alla cultura e allo stile di vita dei fedeli. In generale, però, gli uomini e le donne di oggi non sono più disposti a dire di sì e a prendere le verità dogmatiche come oro colato, quindi sta a noi religiosi avere la capacità di rivalutare criticamente ciò che ci viene trasmesso

Lara infine chiosa: “È necessario che la Chiesa si apra al dialogo serio e informato. Quello che tento di fare, anche attraverso i social, è di mostrare che è possibile una Chiesa più inclusiva e aperta, una vera casa per tutti“.

(Fonte: Sara Surian © Qdpnews.it).
(Foto: Facebook).
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