Angelo Tetrini era nato a Dueville (VI) nel 1910 ed era rimasto orfano a 7 anni, in seguito alla morte del padre nel 1917 sull’altopiano di Asiago, durante la prima guerra mondiale.
Richiamato alle armi durante la seconda guerra mondiale, essendo orfano di guerra, non fu destinato al fronte, ma rimase in caserma a Padova, a riparare le calzature di soldati ed ufficiali, essendo calzolaio. Dopo l’armistizio del giorno 8 settembre 1943, i tedeschi, considerando traditori gli italiani, circondarono la sua caserma e deportarono tutti i soldati italiani catturati in Germania, dentro vagoni bestiame, per chiuderli nei campi di concentramento (lager) e farli lavorare nelle fabbriche tedesche.
Dalla Germania Angelo Tetrini non ritornò più.Un suo compaesano, compagno di prigionia, al rientro in Italia raccontò ai suoi famigliari come vivevano in quel lager e come era morto il povero Angelo.
Venivano svegliati ogni mattina alle 5.00 ed a piedi camminavano per 10 km fino ad una fabbrica di armi, dove restavano fino a sera. Tornavano in baracca alle ore 20.00 dove li aspettavano 50 gr di pane ed una scodella di brodaglia.
Per sopravvivere e riuscire a mangiare un po’ di più molti furono costretti a vendere orologi, catenine, penne ed altro ai custodi tedeschi e ad arraffare quello che riuscivano a trovare durante il cammino verso la fabbrica: scorze di patate, torzoli di verze ed altri avanzi.
Il lavoro era duro ed erano controllati da guardie senza scrupoli, che spesso li percuotevano col calcio del fucile.
Molti dimagrivano vistosamente e qualcuno arrivava a pesare anche solo 30 chili.
Quando gli americani cominciarono a bombardare la Germania, presero di mira anche la fabbrica dove lavorava Angelo e fu durante uno di questi bombardamenti che una trave gli cadde addosso provocandone la morte. Fu sepolto in un cimitero di Amburgo.
Il figlio Adriano, dopo la fine della guerra, riuscì a rintracciare il luogo della sepoltura e chiese ripetutamente di poter portare la salma in Italia.
Si recò due volte in Germania per pregare davanti alla tomba del padre e solo alcuni anni fa ottenne il permesso di trasferire il corpo di suo padre da Amburgo al cimitero di Caerano.
Ma nel frattempo la moglie di Angelo era morta.
La Ditta tedesca incaricata di spedire il corpo di Angelo Tetrini e di altri soldati morti in Germania in Italia ebbe il cattivo gusto di collocarli dentro sei sacchi neri, simili a quelli delle immondizie, e dentro misere cassette di legno, neppure zincate, malgrado l’operazione sia costata ai familiari 500 euro.
Per fortuna, quando arrivò a Caerano la salma fu accolta anche dalle autorità municipali, per rendere onore ad un nostro concittadino tanto sfortunato.