Opinioni Caeranesi

Mauro Marconato

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Omaggio a Sergio Comunello
Nella seconda foto Sergio (secondo da sinistra) è con Zaffaina Callisto, Guido Badoer, Dea Rossi, Marconato Rodolfo, Turi Laura e Nedda
Nella terza foto Sergio (secondo da sinistra in alto) è con Bernardi Valerio, Don Camillo Pasin ed altri.
Questa mattina sono andato al funerale di Sergio Comunello. Sono entrato in chiesa con molto anticipo perché pensavo di non trovare posto. Sono invece rimasto sconcertato dal fatto che al funerale sia venuta poca gente, anche di Caerano. Non è che la qualità di un uomo si misuri dal numero di persone che partecipano alle sue esequie, ma certo mi pare grave e poco lodevole per il paese che un vecchio caeranese così importante ed anche generoso, per la donazione di un milione e mezzo di euro fatta al comune per la scuola elementare, sia stato dimenticato così in fretta.
Al di là delle inevitabili chiacchiere sulla loro fortuna, che di solito accompagnano tutti coloro che si sono arricchiti, i Comunello furono abili e coraggiosi imprenditori e seppero sfruttare perfettamente il nascente boom industriale ed economico degli anni 60, segnando nel bene e nel male lo sviluppo di Caerano. 
Lavoro e benessere, in cambio di un discutibile sviluppo urbanistico del paese, dovuto al fatto che la fame di abitazioni che la vertiginosa crescita della fabbrica comportava si scontrò con la scarsa disponibilità di aree edificabili, in quanto 2/3 dei terreni di Caerano erano proprietà dell’IRE ECA di Venezia. Per questo si costruirono molti condomini in centro al paese, dove c’erano le poche aree disponibili.
Brino e Sergio, i fratelli più importanti e noti dei Comunello, erano molto diversi tra loro. Dai miei ricordi, Brino era un bonaccione, non molto alto, tarchiato, meno dinamico, ma più diplomatico del fratello Sergio. 
Era un appassionato collezionista d’arte, in particolare di quadri, che m’incuriosivano molto quando andavo a casa sua, la moderna villa costruita negli anni 60 e demolita recentemente, a vedere Rin Tin Tin con suo figlio Adriano, davanti alla prima televisione privata che esistesse a Caerano.Brino lo ricordo volentieri, anche perché è stato lui a restaurare il vecchio e malandato capitello di San Marco, che ancora oggi caratterizza quello che resta del nostro vecchio borgo, dove è sorta la San Remo.
Sergio appariva più burbero e lontano, più pratico e sbrigativo. Ti dava veramente l’idea dell’imprenditore, dell’uomo d’affari, tutto preso dal suo lavoro e meno incline alle relazioni paesane. Quasi simbolicamente, visse per un po’ di tempo annidato nel lussuoso attico sopra il palazzo di vetro e dominante tutta Caerano. Probabilmente è stato la mente più lucida, il vero leader della famiglia che ha costruito la San Remo. Brino impersonava meglio l’idea dell’uomo ricco, a cui piaceva farsi vedere, trastullarsi in paese, apparire e mostrare i suoi successi. 
Sergio, più schivo ed appartato, vissuto più a lungo, rappresentava, visto anche il citato finanziamento destinato all’ampliamento della scuola elementare, l’ultimo vero legame con il paese dei Comunello, che si sono dispersi nella     provincia, ma il cui nome resterà nella nostra storia.
Ceduta la fabbrica, che ora giace come un Gulliver dormiente in centro a Caerano, in attesa di un improbabile ed incerto destino, Sergio si è dato all’agricoltura acquistando nel 1972, sulle dolci colline del Collio friulano, la tenuta di Ca’ Ronesca, con un’estensione di circa 100 ettari di terreno. 
Se Brino fu un abile “sarto”, Sergio fu più incline alla commercializzazione dei prodotti, oggi si direbbe al marketing, e seppe interpretare bene le esigenze del mercato, di una Paese in grande sviluppo e di una popolazione italiana che stava cambiando rapidamente usi e costumi. 
Si dice che fosse anche un “padrone” di allora, in un tempo in cui non esistevano i sindacati in fabbrica, i modi e tempi di lavoro erano pesanti e gli operai non avevano tutele, ma fosse anche vero, questo non giustifica, a mio modo di vedere, la scarsa partecipazione dei caeranesi al suo funerale. Un deferente saluto.