Opinioni Caeranesi

Mauro Marconato

Sindaco picchiato dai nomadi: rabbia, ma non solo.

Ho letto un po’ in ritardo la notizia della vergognosa aggressione al sindaco di Caerano, Gianni Precoma, mio ex alunno, al quale, al di là delle diverse opinioni politiche, mi lega un lungo rapporto di stima ed affetto ed al quale auguro una pronta guarigione. 

Ho letto anche, in facebook, sinceri post di solidarietà ed incoraggiamento, ma anche la solita, inevitabile serie di espressioni rabbiose, di violenze verbali, di incitazioni all’odio, a cui ormai siamo abituati, ma non… rassegnati.

Ho dubitato molto se valeva la pena intervenire, ma poi ho letto uno scontato e strumentale riferimento ai “buonisti” da parte di un giovane seguace della “melonara” nazionale e sovranista ed ho deciso di postare alcune riflessioni personali, pur non ritenendomi un buonista.

La prima è che, se ci sono i buonisti, ci sono anche i cattivisti, anzi in questo momento i secondi sono ben più numerosi dei primi, anche se molti non ammettono di esserlo, avendo perso anche il senso di ciò che vuol dire essere “buoni” cattolici, malgrado apprezzino le invocazioni di moda alla madonna ed al vangelo da parte del nuovo guru leghista.

La seconda è che i nomadi in oggetto sono italiani, quindi “primi” anche loro, piaccia o non piaccia, a dimostrazione del fatto che non tutti gli italiani meritano di essere “primi”, ad esempio non lo meritano i mafiosi, i corruttori e corrotti, gli evasori fiscali, i delinquenti, gli uxoricidi, gli spacciatori di droga e i ladri, come sembra lo siano anche alcuni o molti nomadi o zingari. Questi che hanno picchiato Gianni sono nati in Italia, figli della “storica” Delfina, che è stata ospitata, tollerata e aiutata “cristianamente” per anni in paese, ai tempi della Democrazia Cristiana. Da quello che so hanno la residenza a Crespano o a Cavaso, comunque nella Pedemontana, ma nessuno li vuole e quindi girano, accampandosi preferibilmente a Caerano, dove hanno passato la loro infanzia. Non credo siano protagonisti dei furti a Caerano, magari operano fuori paese, e non penso siano i soli o i principali responsabili delle immondizie lasciate in giro per le nostre strade. Infatti, a seguito dei controlli fatti con Contarina nei cinque anni passati, i seminatori di sacchetti erano cittadini “normali”, italiani, neanche stranieri. 

Con questo non voglio giustificare nessuno, tanto meno l’atto di violenza compiuto contro il sindaco, che va denunciato e punito secondo le leggi vigenti. 

La terza riflessione, a proposito di leggi vigenti, è che noi siamo il paese di Cesare Beccaria, della sua opera “Dei delitti e delle pene”, nella quale viene codificato il principio, riconosciuto in tutti i paesi civili e democratici, del rapporto tra i reati commessi e le pene conseguenti. Molti di coloro che, nei post che ho letto, invocano i lanciafiamme o il carcere a vita non sanno di cosa parlano e magari sono proprio quelli che mai chiederebbero l’ergastolo per chi compie quotidianamente in Italia furti e reati contro lo stato, cioè tutti noi, attraverso le varie forme di evasione fiscale, delitti ben più gravi socialmente del furterello in casa o del borseggio, se valutati non solo da un punto di vista strettamente personale. Se questi sono italiani non possono essere espulsi, se commettono dei reati vanno giudicati come tutti, secondo le leggi vigenti, se sono nomadi devono avere dei posti dove fermarsi. Ma dove e come?

La quarta riflessione riguarda proprio questo punto. Di fronte a molti nomadi che si sono inseriti, vivono in case, lavorano ecc. ce ne sono altri che continuano a vivere secondo la loro cultura e le loro tradizioni, che magari noi troviamo strane ed inspiegabili. L’unica soluzione, secondo me, è quella di piccole aree minimamente organizzate ed attrezzate, disperse nel territorio, e cercare, attraverso il dialogo, di farli convivere con le comunità “normali”, di procurare loro qualche lavoro socialmente utile, magari pagato con i tanto discussi voucher, di convincerli ad una formazione che probabilmente non hanno mai avuto, altrimenti continueranno a girare da un paese ad un altro, vivendo di espedienti e ruberie, senza mai risolvere il problema. Questo dei nomadi è infatti un problema endemico, come tanti altri: povertà, droga, delinquenza… particolarmenti difficili da affrontare nelle grandi metropoli, ma forse più risolvibile nei territori, nei paesi, con politiche di integrazione paziente e mirata. A questo proposito ho apprezzato molto il post di Patrizia Marconato, che va in questa direzione. Forse varrebbe la pena tentare o inventarsi qualcosa, altrimenti non vedo altre soluzioni, se non quelle forcaiole e dettate dalla pancia: ergastolo, pena di morte, lavori forzati… che oggi pullulano sempre più frequentemente nei post incivilmente cattivisti, ma che tutti sappiamo impraticabili, anche dai governi della destra più estrema, almeno in Italia ed in Europa.

La quinta e ultima riflessione è sulle istituzioni e sul ruolo del sindaco. Oggi è di moda dire che un politico, un ministro, un sindaco, un assessore deve essere “uno di noi”. Va bene, ma questo non vuol dire travestirsi con felpe varie, andare ai funerali in maniche di camicia, o un domani con i jeans bucati, ballare in spiaggia con le cubiste oppure, nel caso dei sindaci, andare a raccogliere immondizie, a cacciare i nomadi o a fare cose deputate ad altri, pur di esser come il cosiddetto “popolo”. E’ come, per paradosso, se gli insegnanti o i medici dovessero pulire i cessi di scuole e ospedali per essere a livello dei bidelli o degli addetti alle pulizie. Queste cose le faceva Mao ai tempi della rivoluzione culturale cinese, per rieducare gli intellettuali, gli scienziati, i dirigenti ecc. 

Vogliamo fare come lui? Non credo proprio.

Le istituzioni vanno rispettate e non è vero che “uno vale uno”. A ognuno il suo ruolo, in base alle competenze. Nel caso specifico si è detto che il sindaco è stato costretto ad intervenire di persona a causa del fatto che Caerano ha un solo vigile, che era in ferie. Bene, motivo in più per accelerare subito un accordo con i comuni vicini, tra l’altro tutti leghisti, per condividere almeno la polizia urbana.

Detto questo, auguro all’amico Gianni, di ristabilirsi presto, di svolgere comunque un buon lavoro amministrativo, con l’impegno che lo caratterizza, di fare “bene” il sindaco (e non il vigile, lo stradino o l’impiegato). Per gli autori dell’ignobile gesto, una pena esemplare, ma nel rispetto delle proporzioni e delle leggi vigenti.

Ciao Gianni e auguri