Opinioni Caeranesi

Mauro Marconato

Opinioni Caeranesi

Sito di politica e cultura, di informazione e dialogo con i cittadini caeranesi.

Ciò che dobbiamo imparare a fare lo impariamo facendo

Addio “funerali”
La casa dove ho trascorso la mia infanzia e la mia giovinezza si trovava lungo la via che porta al cimitero, come anche la casa dove abito oggi, ed io, ormai ultrasettantenne, ho perso il conto dei moltissimi cortei funebri che ho visto transitare.
Quando ero piccolo e suonava la campana “da morto”, la nonna correva a socchiudere gli scuri delle finestre, in segno di rispetto, e tutti sbirciavano al passaggio del prete, del feretro, dei parenti e degli amici e conoscenti del defunto.
Il prete era preceduto dai chierichetti, con le loro cotte bianche, merlettate, sopra la veste nera, solitamente un po’ svagati, con la testa altrove, tranne quello che teneva la croce, attento a non farla cadere.
Io ero impressionato soprattutto dagli uomini che portavano sulle spalle la cassa, come si usava una volta, e che dovevano percorrere quasi un chilometro dalla chiesa al cimitero.
Dietro di loro osservavo il dolore dei congiunti, le loro lacrime, i veli neri delle donne a coprire i volti afflitti, la fettuccina nera che ornava tristemente i risvolti delle giacche degli uomini, scure, buone sia per i giorni di festa che per quelli di lutto familiare.
Guardavo passare i bambini o i ragazzi, meno compunti dei genitori, forse inconsapevoli del significato della morte, forse impazienti di tornare ai loro giochi, ai loro incontri scolastici o parrocchiali.
Poi la gente che seguiva, in parte concentrata a seguire le preghiere del parrocco o del cappellano, soprattutto le donne, in parte intenta a chiacchierare, soprattutto gli uomini, del morto o di qualcos’altro.
Era un rito a suo modo suggestivo, con le ghirlande fiorite di parenti ed amici, anch’esse portate a braccia dagli uomini, e nei tempi più antichi con il feretro trasportato sul carro funebre, tutto rigorosamente nero, con drappi dello stesso colore, salvo qualche frangia dorata, trainato da cavalli neri, come le bardature ed i fiocchi da parata.
Oggi capita, purtroppo, che i funerali, che una volta si identificavano, forse sbagliando, più con il corteo dalla chiesa al camposanto che con la cerimonia in chiesa o in cimitero, tanto che si diceva “passa el funeral”, siano destinati a sparire, a Caerano ed altrove, come tante altre memorie della nostra storia e delle nostre tradizioni.
La parrocchia di Caerano ha deciso infatti di abolire i cortei funebri, giustificando la cosa con i seguenti motivi:
  • le strade sono più frequentate di una volta
  • la gente ha fretta e non si ferma, anzi sorpassa…
  • non c’è la possibilità che il corteo venga accompagnato da ufficiali di pubblica sicurezza
  • si chiacchiera troppo e non sussiste un clima di preghiera durante il tragitto
  • ci sono possibili rischi di veicoli contro cortei, come avvenuto in alcune città europee…
  • le misure burocratiche restrittive sia ministeriali che comunali
  • il minor valore dell’accompagnamento e della preghiera in cimitero rispetto alla cerimonia in chiesa
Io rispetto tutte le decisioni e motivazioni, sicuramente ponderate, ma credo:
  • che non la si debba dare vinta ai maleducati che hanno fretta e che non rispettano i valori e le tradizioni civili e religiose
  • che le chiacchiere ed il mancato clima di preghiera sia abbastanza diffuso anche in altre cerimonie religiose e che vada combattutto con più serietà e coerenza tra “il dire e il fare” di molti cattolici
  • che ormai, in Italia, si stia esagerando con la burocrazia, le tutele, le limitazioni, le paure delle conseguenze, gli allarmi ecc. (es: i ragazzi che non possono andare e tornare a casa da scuola da soli, certe produzioni alimentari artigianali sempre più contrastate e penalizzate ecc.
  • che a Caerano questa decisione sia anche frutto dello stato della polizia locale, ridotta ad un solo vigile, e dalla incapacità o volontà politica dei nostri amministratori di risolvere il problema attraverso la Federazione dei 7 comuni del Montebellunese, da cui il nostro Comune è uscito inspiegabilmente, o almeno attraverso una convenzione con qualche Comune limitrofo.
Mi chiedo infine se il problema non fosse risolvibile in altro modo, magari attraverso la protezione civile, che pure interviene in altre simili occasioni: giornata del 1° novembre, manifestazioni a Villa Benzi, o come si fa o si dovrà fare per altri cortei civili, a meno che non si intenda abolire anche quelli.
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