Opinioni Caeranesi

Mauro Marconato

Opinioni Caeranesi

Sito di politica e cultura, di informazione e dialogo con i cittadini caeranesi.

Ciò che dobbiamo imparare a fare lo impariamo facendo

Al voto, al voto! Ma senza entusiasmo.

Al voto, al voto! Ma senza entusiasmo.

Qualche tempo fa avevo deciso di ridurre i miei interventi in Facebook per evitare di impelagarmi in deprimenti dibattiti tra tifoserie delle varie parti di una sinistra sempre più divisa e deludente, soprattutto in presenza della persistente pandemia, della decisiva attuazione delle riforme legate al PNRR e di un dramma come quello della guerra in Ucraina. Ma ora, di fronte ad una ennesima e vergognosa pagina della politica italiana, che ha portato alla caduta di Draghi e ad un nuovo e non ultimo rigurgito di populismo, che si profila all’orizzonte, ho deciso di dire la mia. 

Ho partecipato a tante battaglie della sinistra nella mia vita politica, molte delle quali perse. Ed anche quando le abbiamo vinte, le abbiamo perse ugualmente, non riuscendo a fare, sia a livello nazionale che locale, quello che avremmo potuto e dovuto fare. Oggi sono abbastanza disincantato e deluso, tanto da essere addirittura tentato di non andare a votare, principalmente per due motivi. Primo, perché gli italiani sono in maggioranza un popolo di destra e in fondo si meritano Salvini e la Meloni. Secondo, perché se li merita anche questa sinistra sempre divisa in tanti laghetti in ognuno dei quali si specchiano i vari narcisi di turno. Sono anni e/o decenni ormai che il PD partecipa a tanti governi senza riuscire a fare delle riforme indispensabili e fondamentali. Lo ha fatto senza mai andare fino in fondo, anche a costo di perdere poi il potere e di passare all’opposizione. So che alla fine andrò a votare e malgrado tutto voterò ancora PD perché, come non ho perdonato a Bersani e D’Alema di essere usciti a suo tempo dal partito democratico, così non perdono né Renzi né Calenda, con l’aggravante, per questi due, che hanno fatto e fanno continuamente gli schizzinosi nei confronti dei 5 stelle, senza riconoscere che tra i molti e perfino ridicoli errori fatti, i grillini hanno portato avanti almeno due cose di sinistra, il reddito di cittadinanza, che si poteva fare sicuramente meglio, e il salario minimo, due provvedimenti sociali che ci sono da tempo in molti paesi europei.

Così andiamo a queste elezioni con una sinistra divisa, senza i 5 stelle, perché hanno fatto cadere Draghi quando, sommando tutti i “nostri” voti, avremmo potuto perfino vincere. Sinistra non solo divisa ma in scandalosa contrapposizione tra le sue varie componenti più che contro la destra, per fregarsi a vicenda i minoritari consensi dell’area progressista. Che schifo!

Far cadere Draghi è stato un errore, ma la colpa non è stata solo dei 5 stelle, e comunque, fatta la frittata, si doveva guardare avanti e capire che la cosa principale non è rimpiangere Draghi ma fermare la destra. E su questo ha sbagliato, secondo me, anche Letta. E’ realismo, il mio, è opportunismo, è cinismo, è calcolo politico? Sì, ma la politica è anche questo, almeno questa politica, che tollera e alimenta un astensionismo sempre maggiore, che mi fa riflettere anche sul valore effettivo di una tale “democrazia”.

I sondaggi danno una schiacciante vittoria del centrodestra (col rischio addirittura dei 2/3 dei seggi con possibilità di cambiare la Costituzione senza referendum) ed un probabile successo della Meloni, destinata a presiedere il prossimo governo. Più si continua ad indicarla come uno “spauracchio” del passato fascista, destinata a sconvolgere questo Paese con le sue proposte sovraniste e populiste, più guadagna voti, perché la “plebe” italiana continua ad essere permeata di opposizionismo, di assalto al carro del probabile vincitore, di memoria corta, di pulsioni autoritarie, di scontentezza (anche se viviamo nel paese  più bello al mondo, dove si vive meglio, si mangia meglio, ci si veste meglio, si hanno servizi sanitari, sociali, scolastici ed anche culturali di assoluto pregio), di diffidenza antieuropea (anche se fuori dall’Europa saremmo poco più che una cimice), di ricerca continua di un illusorio Salvatore della Patria, cercato prima in Berlusconi, poi in Bossi, poi in Renzi, poi in Salvini, poi in Grillo ed ora nella Meloni.

Nella vittoria del centrodestra e della Meloni vedo tuttavia anche tre aspetti “positivi”, si fa per dire. 

Il primo è che il nuovo governo di centrodestra dovrà farsi carico di una situazione economica molto problematica, per la prima volta, perché finora è sempre stata la sinistra a doversi occupare di risanare il Paese e di chiedere sacrifici ai cittadini.

Il secondo è che in questo Paese sclerotico ed immobile, dove non si fanno riforme o se si fanno sono solo frutto di compromessi al ribasso, frutto di mediazioni infinite e molto pasticciate, ci sia finalmente chi ha una maggioranza ampia ed almeno un po’ coesa (forse!) per cambiare questo paese. Lo cambierà da destra? E’ anche colpa nostra e comunque sarà sempre meglio che il dannoso immobilismo pachidermico di tutti questi ultimi decenni. 

Il terzo è che il PD e il centrosinistra potranno rigenerarsi, almeno spero, passando ad una probabilmente lunga opposizione, con un bagno di umiltà, un nuovo rapporto e collegamento con i problemi della gente, riflettendo sugli errori compiuti, dal contrasto al tentativo di riforme costituzionali renziane al mancato coraggio di andare fino in fondo in altre importanti riforme, in particolare sui diritti civili.

A questo punto, perso per perso, mi sarebbe piaciuto che il PD portasse avanti, in questa campagna elettorale, alcuni punti programmatici forse scomodi, ma secondo me importanti. Vedo che invece si parla soprattutto d’altro. Quali punti? Gli elenco di seguito, consapevole che alcuni di essi possono contenere anche soluzioni “strambe” o irrealizzabili o discutibili o fuori dal seminato tradizionale della sinistra.

  • Riforma costituzionaleche modifichi finalmente la seconda parte della Costituzione, accorciando soprattutto i tempi delle decisioni politiche, ponendo fine a questo tipo di bicameralismo.
  • Riforma elettoraleche permetta a chi vince o arriva primo (partito o coalizione) di governare senza continui compromessi e trattative che snaturano o pasticciano qualsiasi riforma, sostenendo la vecchissima e nostra proposta (fin dai tempi di D’Alema) del doppio turno alla francese.
  • Riforma dell’Europa con lo scopo di una sua maggiore autonomia e di un suo rafforzamento attraverso una netta e rigorosa condivisione delle regole democratiche, con politica estera e forze armate comuni, coordinamento della sicurezza interna, delle regole sul lavoro, del sistema bancario e monetario, dello stato sociale e sanitario, dei sistemi fiscali, dell’accoglienza dei migranti… con decisioni a maggioranza. Chi non ci sta esca pure da questa nuova Europa. Invece si continua ad accogliere tutti in funzione antirussa e poi ci troviamo con i vari Orban di turno che se ne fregano di tanti valori e diritti della nostra tanto decantata democrazia, ci portano via le aziende, non accettano i profughi e ricevono finanziamenti superiori ai loro versamenti nelle casse europee. 
  • Autonomia regionale. Basta con le regioni a statuto speciale. Superamento delle differenze tra le regioni a statuto ordinario e le altre, estendendo molte delle loro autonomie e responsabilità a tutte le regioni, ma non in forma differenziata, che vorrebbe dire il caos. Autonomia uguale per tutti. Visto poi lo spettacolo indegno offerto da esse durante la pandemia, occorre salvaguardare il ruolo centrale dello stato su sanità e scuola (e non solo), almeno in tempi emergenziali. Non servono le regioni a statuto speciale per salvaguardare le minoranze linguistiche. Autonomia anche solidale, ma prevedendo risorse solidali alle regioni in difficoltà solo in base a precisi ed irrinunciabili criteri e parametri (solo per danni non imputabili a politiche regionali sbagliate o insensate). 
  • Tasse. In Italia si è parlato spessissimo, in passato, di federalismo fiscale, ogni giorno di tasse, di evasione fiscale e lavoro nero. Oltre 100 miliardi all’anno. E’ una pazzia. Bene! Allora lotta dura a tutti gli evasori, in base ai seguenti principi: semplificazione burocratica, rafforzamento del numero dei controllori e dei controlli stessi, decentramento e coinvolgimento degli enti locali, diminuzione delle tasse, fiducia massima nei cittadini, unita a severe sanzioni per i furbi (chi evade deve chiudere l’attività per periodi progressivamente più lunghi). Federalismo fiscale? Certo, ma destinando allo Stato centrale tutte le entrate sicure, quelle dei lavoratori dipendenti pubblici e privati, garantite alla fonte, con le quali assicurare a tutti gli italiani i servizi statali essenziali.  Per il resto sia interesse di regioni, province e comuni far pagare le altre tasse e combattere l’evasione. Le regioni vogliono grande autonomia? Se la finanzino, anche combattendo l’evasione fiscale e il lavoro nero.
  • Immigrazione. La sinistra ha sempre sottovalutato il problema, per il quale occorrono nuovi e vincolanti accordi europei (Noi non riusciamo ad imporci su questo tema e Orban e soci fanno spesso quello che vogliono su altre questioni) e accordi con i paesi africani o asiatici per ingressi regolari e controllati. Brava la Polonia oggi con i profughi ucraini, ma vedremo se finita la guerra si prenderà anche parte dei profughi che arrivano da noi. Duro contrasto agli scafisti. Organizzare meglio l’accoglienza di quelli che arrivano comunque e che hanno titolo a restare attraverso una distribuzione tra i comuni con agevolazioni per chi acconsente e penalizzazioni dei finanziamenti statali per chi rifiuta l’accoglienza. Saranno eventualmente i comuni ad utilizzare cooperative e privati, controllando ogni forma di speculazione, con obbligo e facilitazione all’impiego dei migranti in lavori socialmente utili, in attesa di lavori regolari.
  • Ius cultura o ius scholae. Colmare questa ormai insopportabile lacuna e dare la cittadinanza a chi ha percorso un certo iter scolastico, conosce la lingua e vuole diventare italiano, evitando ghettizzazioni e sensi di ingiustizia che poi contribuiscono a creare ribellioni di giovani stranieri (e non solo), come quelle che stanno avvenendo in molte periferie e città italiane. Piaccia o no l’Italia più bella è ormai quella dei campioni di colore che ci fanno vincere medaglie in molti sport a livello internazionale.
  • Lavoro. Drastica riduzione del costo del lavoro, selettiva, a vantaggio delle imprese che non delocalizzano e che investono nelle nuove tecnologie e nell’aumento dell’occupazione a tempo indeterminato. Salario minimo garantito e riduzione progressiva dell’orario di lavoro. Reddito di sopravvivenza e/o di garanzia per i periodi di non lavoro, evitando la interruzione del processo contributivo ai fini pensionistici. Reddito di inclusione/cittadinanza controllato dai comuni (e in cambio di lavori socialmente utili): separare l’aspetto sociale da quello di ricerca del lavoro, lasciato ai centri per l’impiego potenziati, pubblici e privati. Parità di condizioni legislative e di mercato a livello europeo. Regolamentazione, finalmente, della rappresentanza sindacale, per porre fine ad un sindacalismo minoritario e corporativo, pompato spesso dai media, che vive di ricorsi e di ricatti.
  • Pensioni. Anche qui si è sempre andati avanti in maniera precaria e contradditoria, complici anche i sindacati. Flessibilità in uscita, dopo un tot di anni di lavoro o di età, tenendo conto dei lavori usuranti, con pensione rapportata ai contributi versati. Possibilità per i lavoratori “anziani” di essere impiegati in lavori meno faticosi, con riduzioni di orario, mansioni diverse, lavoro da casa… Disincentivare chi, da pensionato, continua a lavorare, soprattutto se in nero, sottraendo possibilità di lavoro per i giovani.
  • Sicurezza interna.Altro tema fortemente sottovalutato dalla sinistra. Lotta senza quartiere a mafie e criminalità organizzata o diffusa (lo Stato deve tornare ad impadronirsi del territorio e delle periferie urbane degradate, attraverso politiche mirate di riconversione ed utilizzo eventualmente anche dell’esercito o di reparti specializzati di esso (lo si è fatto per il terrorismo, durato pochi anni e non lo si fa per le mafie che sono endemiche?). Potenziamento forze dell’ordine per un capillare controllo del territorio. Detrazioni fiscali consistenti per sistemi di allarme, assicurazioni, video-sorveglianza, vigilanza… Aggravamento e sicurezza delle pene (la parola libertà di cui tanto ci laviamo la bocca significa anche libertà di sentirci sicuri), nuove carceri (ex caserme) con assunzione del personale necessario, incentivare fortemente lavoro e rieducazione dei detenuti.
  • Riforma della giustizia. Investimenti cospicui peraccorciare drasticamente i tempi dei processi, agendo anche sui troppi gradi di giudizio che spesso emettono sentenze contrastanti. Accettare anche la separazione delle carriere, che esiste in quasi tutti gli altri paesi europei, introdurre misure che eliminino il linciaggio mediatico di chi riceve un avviso di garanzia o risulta semplicemente indagato. Non si può accettare, ad esempio, che uno come Bassolino venga espulso dalla politica e infangato per essere assolto dopo 19 anni. Ridimensionare il peso di vere e proprie caste, altrettanto nocive della casta politica, come giornalisti e magistratura, pur salvaguardandone libertà ed autonomia.
  • Riforma sanitaria. Potenziamento della sanità pubblica, con vincoli e standard comuni a livello nazionale, con nuovi investimenti nella ricerca, per predisporre il paese ad affrontare situazioni simili a quella vissuta con il covid-19 e con una rivalutazione del lavoro di medici e infermieri, condizionato all’esclusivo lavoro negli ospedali pubblici, come a suo tempo aveva fatto Rosy Bindi, per combattere i lunghissimi tempi di attesa.
  • Riforma della Scuola.Superamento del precariato: chi vuole riservarsi la possibilità di insegnare, qualsiasi facoltà universitaria frequenti, deve superare tutta una serie di esami propedeutici all’insegnamento acquisendo l’abilitazione. Una volta assunto, in base a graduatorie, senza tanti concorsi che durano anni, vengono contrastati da tanti sindacatini con immediati e pretestuosi ricorsi e non garantiscono alcuna professionalità, dopo un anno di prova (o anche più di uno) e l’esame di un attento e vero comitato di valutazione, entra in ruolo con un contratto che lo vincola ad evitare facili trasferimenti. Linee, indirizzi e finanziamenti generali e standard fissati dallo stato centrale, poi allargamento dell’autonomia degli Istituti: progettuale, economica, organizzativa ecc., previa valutazione periodica e seria dei dirigenti (ispettori, rappresentanti docenti, genitori studenti e ente locale). Loro responsabilizzazione in merito ai risultati e sulla base di un progetto educativo-didattico sottoposto all’approvazione di collegio docenti e del consiglio d’istituto. Organico potenziato finalizzato in parte a sostituzioni, sostegno ed integrazione, e in parte a progetti di classi aperte (recupero, approfondimento), laboratori creativi ed attività pomeridiane, serali ed estive. Rispetto del lavoro e della dignità degli insegnanti, con rivalutazione degli stipendi e valutazione seria del merito. Diploma di terza media indispensabile per avere patente motorino e di scuola superiore per patente auto.
  • Cultura e sociale.Servizio civile obbligatorio per tutti i giovani da impegnare in attività culturali, sociali e ambientali e formative. Continuare la politica del ministro Franceschini su musei, scavi ecc. e finanziare settori importanti come teatro, musica ecc.
  • Liberalizzazioni. Basta con i privilegi difesi dalle corporazioni dei tassisti, dei balneari, dei farmacisti, di chi non vuole la riforma del catasto… e basta con decisioni in merito continuamente rinviate, disattendendo spesso le direttive europee.

Mi fermo qui, ben sapendo che queste mie righe, non essendo io un esperto tuttologo, potranno sollevare critiche ed obiezioni da più parti, ma sono il frutto impulsivo e sincero di una stanchezza che credo sia condivisa da molti a sinistra, di una sempre maggiore delusione e anche della impotenza di chi ha speso qualche impegno politico e sociale, per molti anni, raccogliendo poco o niente, se non la convinzione che comunque valeva la pena provarci, almeno per vivere in pace con la propria coscienza. 

Voterò ancora una volta PD, senza turarmi il naso, come si diceva una volta, anche perché certi miasmi, che alcuni, anche a sinistra, spacciano per profumi, ed una certa “puzza” che si sente in giro è molto peggiore. Del resto la mia “coerenza” è sempre meglio della volatilità di tanti italiani e caeranesi, tra cui molti ex democristiani, pronti a trasmigrare continuamente verso nuovi e vecchi narcisi o verso i nuovi probabili vincitori.