Opinioni Caeranesi

Mauro Marconato

Baldi giovanotti e schiavi
Una delle osservazioni che circolano spesso in rete è che noi “importiamo” dall’Africa in Italia baldi giovanotti sorridenti e sani, invece di importare vecchi e bambini bisognosi o malati. 
Un’altra è che “importiamo” schiavi, il tutto orchestrato dai poteri occulti del turbocapitalismo (sic!), come sostiene anche il filosofo Fusaro.
Ora queste due foto di migranti dimostrano chiaramente che, in passato, succedeva la stessa cosa e anche noi “esportavamo” baldi giovanotti festosi e sorridenti, italiani e caeranesi (nelle foto ci sono dei Fasan, dei Fruscalzo, dei Fenato, dei Pellizzari ecc.) che poi, magari, diventavano schiavi, come dimostra la seguente lettera di Anonimo da Belem do Descalvado (S. Paolo, Brasile) del maggio 1883:
“Carissimi genitori vengo notificarvi lo stato di mia salutte. Sono stato 8 giorni amalato con tumore ala mano. Per ora sto bene, come spero il simile di voi altri tuti di familia. Per conto del America la xe na merda perché i lavori vano male. I lavori di ferratta sono fermi. Io sono partito da Santa Ritta perche era sotto un padrone che non era capace di prendere il viagio. Sono partito da quel bruto paese e sono andato in altro di pegio.
Ora sono soto un altro padrone; mi toca travagiare asieme coi neri con zerle sule spale su per monti come un musso. Ala matina si comincia cole stelle e la sera a casa cole stelle. Per conto del mangiare ala matina fasoli, a mezogiorno fasoli, a la sera fasoli. Il paese distante una giornata di camino; per conto dei viveri sono cari. L’aquavita è a bon presso un franco e 25 al litro. Del resto tuto è caro; per conto dele bestie ci n’è di ogni qualità; i bissi nei piedi i xe come le formighe in Italia. Infatti se ci sono qualcuno che volesse venire in America diseghe pure che staga in Italia.
Io entro un ano se sto bene vengo ala patria co no si cambia i lavori, sono piú che sicuro. Altro non mi resta che salutarvi padre madre fratelli parenti amici adio.”
Anche questi nostri migranti non è che fuggissero da guerre, terremoti o persecuzioni, fuggivano semplicemente dalla fame ed aiutavano, almeno per un certo periodo, i parenti che erano rimasti “a casa loro”, compresi vecchi e bambini. E’ la storia che si ripete, magari con altri protagonisti, ma anche con tanti smemorati.

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