Parlando di satira, di umorismo, di allegria e “divertissement” a Caerano, non si può far a meno di ricordare un grande personaggio, morto da poco, che forse non ha avuto in vita tutti i riconoscimenti professionali che meritava, anche per il suo carattere ruspante e bonario, poco incline al successo sbandierato, al business a tutti i costi, all’arrivismo sociale: Bruno Garbuio, in arte Brugar. Aveva il gusto della satira, ma è stato soprattutto un grande disegnatore, un caricaturista abile e spiritoso, che riusciva a far sgorgare dai tratti sapienti della sua penna figure straordinarie ed indimenticabili.
Di Bruno Garbuio ho già parlato a proposito di Carlo Rossi e della tradizione aviatoria caeranese. Conosciuto con il nome d’arte di Brugar, ha lavorato alla Lampugnani, dilettandosi nel frattempo a disegnare con salace e popolare umorismo.
Nel periodo di grande sviluppo industriale del nostro paese ha saputo inserirsi sapientemente nel settore pubblicitario, lavorando per la Munari, per Corradi e per la Diadora, per la quale avrebbe ispirato le due ali di aereo stilizzate presenti nel marchio.
Ha lavorato anche per la Benetton, per la quale mi raccontava di aver disegnato il primo marchio, per la sanRemo e per molte altre ditte ed aziende della zona.
Nella sua lunga carriera ha creato un sacco di manifesti per eventi culturali, artistici e ricreativi e, come nostro Forattini locale, ha partorito (metaforicamente) molti papiri spiritosi ed audaci, per festeggiare tanti neolaureati caeranesi, famosissime vignette sugli alpini, sulle partite del Montebelluna calcio, sull’origine del tutto improbabile, ma fantasiosa, dei nomi dei comuni della marca trevigiana e tantissime altre caricature divertenti ed argute, originali, con un segno abile e bonaccione, direi quasi tipicamente veneto, come appariva lui stesso.
Poco prima di morire ha avuto un riconoscimento ufficiale anche dai caeranesi, grazie ad una mostra retrospettiva delle sue creazioni a Villa Benzi, curata in particolare da Paolo Bernardi.
In quella occasione mi telefonò a casa per chiedermi un parere sulla stesura di locandine ed inviti. Andai nel suo studio, dove non avevo mai messo piede, e malgrado avesse già dei problemi alla vista, una menomazione per lui molto grave e sofferta, mi mostrò con orgoglio, tra ricordi, battute e racconti di galanterie, apprezzamenti su persone che aveva conosciuto, barzellette quasi sempre spinte e proverbi o detti popolari, la sua straordinaria collezione di bozzetti, di illustrazioni, di fotografie con le Frecce Tricolori o con alti “papaveri” dell’aviazione che lui frequentava, soprattutto ad Istrana.
Anche Bruno veniva dal Borgo di San Marco, dalle cosiddette Badoere, dove viveva prima che la sanRemo si ingrandisse, con la sorella Franca, una delle prime e storiche operaie della grande azienda tessile caeranese.
Vecchio Brugar, ogni tanto ti incontravo in edicola ed allora mi fermavi: “Vien qua ceo, a satu questa…” e mi raccontavi l’ultima facezia o qualche aneddoto della tua ricca ed anche un po’ spericolata esistenza.
Mi manchi, come cominciano a mancarmi sempre di più i caeranesi poco più anziani di me, che se ne vanno portandosi dietro pezzi della mia e della nostra storia ed anche una parte di cuore.
Non so cosa ne sarà della preziosa ed abbondante documentazione del suo lavoro, sicuramente la famiglia la conserverà con cura ed affetto, ma non sarebbe male se finalmente qualche seria amministrazione comunale caeranese acquisisse la consapevolezza che un sacco di materiale, di ogni tipo, che testimonia la nostra storia, giace sparso in municipio, in biblioteca, nelle case o nei
siti web ed andrebbe, grazie anche ai potenti sussidi digitali, multimediali e di archiviazione che esistono oggi, recuperato, ordinato e salvato dalla scomparsa, dai polverosi bauli delle soffitte, dai cassetti dimenticati, sottratto all’anonimato o alla solitaria fruizione di qualche meritevoleappassionato.
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