Opinioni Caeranesi

Mauro Marconato

Dallo stalinismo al salvinismo
Una delle accuse che venivano rivolte a Stalin ed al socialismo sovietico era “il culto della personalità”, che veniva rinfacciato anche al vecchio PCI in Italia, quando Stalin era ancora un mito per i comunisti italiani. Ora la Lega, in Italia, oltre ad aver ereditato dal PCI sia il cosiddetto “centralismo democratico “ o la struttura di “partito chiesa”, gerarchico, in cui le direttive vengono dall’alto ed uno solo comanda, sia i servizi d’ordine, i rapporti ambigui con la Russia, le feste e le sagre di partito, l’invadente presenza o occupazione, dove amministra o governa, in tutte le associazioni, le confraternite, gli enti istituzionali e di volontariato, ha adottato anche il tanto detestato, almeno una volta, culto della personalità. Ora, senza voler minimamente elevare Salvini al ruolo storico, nel bene e nel male, di Stalin, non si era mai visto che il nome di un partito comprendesse anche quello del suo leader, se non nei simboli elettorali, per indicare l’eventuale candidato a Presidente del Consiglio. Neanche, appunto, nella Russia di Stalin o nella Cina di Mao! A questo dobbiamo aggiungere, per completare il quadro del degrado politico in cui stiamo precipitando, che nessun leader di partito, neppure i tanti segretari o cavalli di razza della vecchia DC, si era mai presentato ad un congresso ostentando in modo strumentale ed opportunistico, e quindi blasfemo, il presepio. Simbolo sacro che tanti leghisti, anche caeranesi, ritengono emblema identitario, agitato contro i musulmani e che invece è contestato non dagli immigrati arabi, ma da qualche convinto laico o ateo italiano. Ma l’ignoranza non guarda mai troppo per il sottile. Quello comunque che mi fa più specie è che ad osannare l’ormai “santificato” Salvini,  ci siano oggi molti ex democristiani che conosco in paese, quindi persone di una certa età che hanno militato nella DC, hanno condiviso il suo pluralismo interno, anche eccessivo, hanno professato i valori cristiani di tolleranza e solidarietà verso i più deboli, valori che oggi continua a predicare, inascoltato da molti fedeli, Papa Francesco, che hanno difeso e portato avanti le istanze del mondo cattolico, senza mai ostentare, tuttavia, presepio, rosario e Madonna, in modo becero e pagliaccesco, come sta succedendo ora. Evidentemente, l’abitudine al potere, esercitata in tanti anni di egemonia DC, li porta a stare sempre, malgrado tutto, dalla parte dei vincitori del momento, dei più forti.
Ma, a proposito di pagliaccesco e di pagliacciate, e quindi di “putinot”, mi è venuta in mente una vecchia filastrocca, che mantiene viva, nonostante tutto, qualche speranza di riscatto del cosiddetto “popolo”.
Il paese dei Putinot
C’era una volta
una terra lontana
non cinese 
neanche africana
dove viveva
una fata morgana.
Era un paese 
di cartapesta
con personaggi
di pochissima testa
senza valore
anche di festa.
Era un paese 
di putinot 
pigri di giorno
come di not
con scarsa lettura
salvo gli spot.
Non erano uomini 
ma bamboli di pezza
senza il gusto
di una carezza
con nella mente
tanta pochezza.
Stanca di loro
un giorno di maggio
la bella fatina
si fece coraggio
organizzando per essi
un lunghissimo viaggio.
Camminarono tanto 
per valli e per monti
sui fiumi del mondo
passarono i ponti
per giungere esausti
al paese delle fonti.
Dopo un gradito riposo
la fata morgana
bagnare li fece
in una sacra fontana
dalla quale sgorgava
intelligenza umana. 
Tornarono indietro
pieni di mente 
nel nuovo paese 
diventato vivente
ed amici tra loro
con studio e lavoro
diventarono gente.