Opinioni Caeranesi

Mauro Marconato

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Il ministro in nero

Oggi, con la vicenda Di Maio, ministro del lavoro, nella cui azienda del padre, intestata successivamente alla moglie, impossibilitata a farlo perchè dipendente pubblico, e poi a Giggino stesso, per evitare di vedersi pignorare i beni a causa di una pendenza con Equitalia, si pagano, anche se lui dice “a sua insaputa”, come è tradizione consolidata tra i politici italiani colti con le mani nella marmellata, degli operai in nero, li si invita a non denunciare infortuni sul lavoro e dove lavora lui stesso in nero (qui non può dire a sua insaputa!) siamo arrivati alla solita farsa italica. 
Basta che il padre, in diretta facebook, ben orchestrata dai guru mediatici dei 5 stelle, si assuma tutte le colpe e l’Italietta dei tanti evasori fiscali, dei tanti che danno o lavorano in nero, dei tanti furbetti dell’abusivismo (perchè ci sono in ballo, a casa di Giggino, anche alcuni immobili abusivi!) fa finta di niente, “tanto al sud è così e sarà sempre così”. E dagli ai tanti meridionali onesti, messi ancora una volta nel mucchio!
Viva allora la Lega “ex nord”, che accetta tali compagnie, e “bechi” tutti coloro che, invece di predicare l’onestà dalle piazze e dai balconi, la praticano giorno per giorno, senza bisogno di padri che li difendano. Ma “le colpe dei padri non devono ricadere sui figli”, peccato che per altri non sia stato così e siano stati massacrati per anni dalla propaganda falsa e “ghiliottinara” dei 5 stelle.
Perfino la bella stampa ed i focosi media stanno usando oggi un metro buonista: “Non si deve mescolare pubblico e privato”. Finalmente, ma lo dicono dopo aver linciato Berlusconi, per decenni, per le sue orgette private, dopo aver linciato la Boschi per essersi interessata di salvare non tanto suo padre, che non ne aveva bisogno, ma la banca del suo territorio, come avrebbero fatto uno Zaia o un Bitonci qualsiasi, se si fosse trattato di salvare dal fallimento le banche venete, dopo aver linciato Renzi per vicende riguardanti il padre o addirittura un cognato. Ora tutto va bene e le secchiate di feci utilizzate in passato dai 5 stelle nella loro propaganda politica vengono sminuite e sfumano in secondo piano, adesso che sono loro a risultarne le vittime. 
E l’ipocrisia leghista si accoda, attenua, fa finta di niente, alla faccia del forcaiolo Salvini, dalla mascella ducesca che, da quando è diventato protagonista e salvatore della patria, ha mimetizzato dietro la barba. Non parliamo poi del mellifluo presidente del consiglio che, da buon avvocato del popolo, difende anche questa volta i mali atavici degli italiani (non di tutti ovviamente, ma di tanti) e si tiene ben stretto il suo mandante, quando in passato altri ministri si sono dimessi per molto meno.