Opinioni Caeranesi

Mauro Marconato

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L’obbedienza non è più una virtù

Salvinichenecco, il grande capitano di “sventura”, erede dei Lanzichenecchi, diventati famosi in altri tempi per il sacco di Roma, che rappresenterebbe 60 milioni di italiani (dice lui! Megalomane ed anche scarso in matematica. Ben che gli vada il 4 marzo, considerati i vari non votanti, ha ricevuto forse il 10% del consenso degli italiani), una volta mentore solo dei nordici, ora anche dei centrici e dei terroni, che fino a qualche tempo fa auspicava sotterrati dal Vesuvio e dall’Etna, ai quali ora regala, invece, il reddito di cittadinanza, nonché viceministro (sembrava quasi incredibile un anno fa, ma anche adesso!), detto “Ruspa” o anche Mister Felpa, uomo by wolk (cioè del popolo, populista, da non confondere assolutamente con il dialettale “bifolco”), dopo aver invitato i suoi sindaci alla disobbedienza civile contro la legge sui diritti civili ora si scandalizza se l’invito alla disobbedienza civile lo fanno altri. È un po’ schizofrenico e forse dovrebbero “internarlo” veramente, ma non al Viminale. Ma lui ha dalla sua il popolo, gli italiani. Bella questa! Gli italiani a turno hanno seguito tutti, hanno votato per politici mafiosi, hanno osannato Mussolini, hanno sostenuto Andreotti, Craxi, perfino l’adesso tanto odiato Renzi, e il loro motto è stato spesso: “Francia o Spagna, purché se magna”. Non mi sembra una grande credenziale! Poi, comunque, prima o dopo, gli italiani hanno buttato tutti quei signori giù dalla torre. Succederà anche con Salvini e presto o tardi anche il suo belante gregge lo abbandonerà. Amen.