Si avvicina la data di riapertura delle scuole. Improvvisamente su tutti i giornali, i talk sow, negli interventi dei politici, dei sindacati e di tanta altra gente che non si è mai occupata seriamente di scuola, questa preziosa istituzione è diventata il problema dei problemi.
Purtroppo, ancora una volta si affronta la questione scuola occasionalmente, senza una visione prospettica e rivolta al futuro, dopo anni di sottovalutazione e di crisi profonda del sistema istruzione in Italia. L’inquinamento del momento politico, con la pandemia e le imminenti elezioni regionali, butta tutto in “vacca”, e ci si scontra continuamente e pervicacemente su mascherine, distanze, misurazione della temperatura, banchi con le rotelle, trasporti, data d’inizio delle lezioni, test sierologici, rischi dei docenti… Il tutto corredato da vergognose strumentalizzazioni politiche, con una maggioranza divisa, come quasi sempre, e con un’opposizione impegnata ossessivamente in un lavoro distruttivo e diffamatorio, degno di una repubblica delle banane (con profondo rispetto per le banane!). Appena ieri, ad esempio, ho sentito i due principali “maramaldi” dell’opposizione attaccare pesantemente la ministra Azzolina sulla questione delle rotelle, che oggi sui primi banchi consegnati a Codogno, Alzano e Nembro non ci sono proprio. Pretesti deprimenti di personaggi che forse scarseggiano, proprio loro, di “rotelle”.
Invece di dire, tutti: “Partiamo da questa emergenza, che affrontiamo insieme costruttivamente, e progettiamo insieme il futuro sistema scuola con visione pluriennale, ripensando agli edifici e alle aule, agli spazi comuni (cortili, mense…), al numero di alunni per classe, al numero degli insegnanti, alla preparazione di tutti ( docenti, alunni…) ad affrontare altri, eventuali ed inevitabili periodi di insegnamento a distanza, a potenziare pedibus e piste ciclabili per facilitare l’andata-ritorno degli alunni a scuola, senza intasare i trasporti pubblici, a pagare più degnamente gli operatori scolastici ecc. prevale la critica di tutto e di tutti, in una deleteria gara tra partiti e partitini, tra Stato e Regioni, tra ministra e sindacati, con tutti i media che soffiano sul fuoco, alcuni per supponenza, altri per viscerale malafede, alimentando insicurezza e paure, favorendo pure atteggiamenti del tutto deprecabili, come quello ultimo dell’ipotetico e possibile forfait di molti insegnanti a fare i test sierologici o addirittura a rientrare in servizio, dandosi ammalati.
Mi rifiuto di crederci, ma se fosse così, se questa meritoria categoria non dimostrasse (anche solo in una sua parte) la stessa abnegazione e spirito di servizio e sacrificio di quasi tutti i medici ed infermieri, durante i picchi pandemici, vorrebbe dire che questo paese è proprio alla fine della sua storia civile. Se accadesse, andrebbero licenziati in tronco, loro e gli eventuali medici compiacenti, sfidando le loro corporazioni, perchè sarebbe inaccettabile che venisse compromessa la credibilità di una classe docente che, avendola ben conosciuta durante la mia carriera professionale, merita, in generale, stima e fiducia e che, anche nel periodo di lockdown, ha lavorato, nella sua maggioranza, con grande dedizione ed impegno.
La scuola, dopo le ultime sei/sette riforme tentate e tutte abortite, con rimpalli tra destra e sinistra, dovrebbe finalmente cambiare in maniera condivisa, essere al centro dell’Italia del futuro, ovviare a tutto quello di negativo che è successo negli ultimi anni, interrogandosi anche sui suoi risultati, relativamente alla crescita culturale e civile del popolo italiano. “Come è possibile – bisognerebbe domandarsi – che, dopo decenni e decenni di scuola unica obbligatoria, in cui un sacco di presidi e docenti ecc. si sono impegnati per trasmettere agli italiani valori come il rispetto per la Costituzione e le istituzioni, il senso civico, l’uguaglianza tra tutti, la solidarietà, l’onestà… ci siano nel nostro paese sacche di ignoranza sempre maggiori, scandalose ed impunite violenze verbali nei social, delinquenza spavalda e diffusa, egoismi corporativi, moltissimi furbi che non pagano le tasse, disuguaglianze sociali non solo sopportate, ma favorite ed ostentate, una classe politica autoreferenziale e che ha raggiunto, soprattutto in certi soggetti, un osceno e preoccupante squallore politico ed in altri una vocazione a distinguersi sempre, a sopravvivere in rivoli che non garantiscono rappresentanza di ceti popolari, ma solo di interessi personali, di carriera e privilegi insopportabili.
O si esce da questa fase difficile con coraggio ed un balzo condiviso in avanti, verso il futuro, o questo nostro paese continuerà a vivere di piccolo cabotaggio, irriformabile, sprecando le sue grandi risorse ed alimentando sempre più il distacco ed il livore popolare, l’anti-politica ed il populismo imperante, sintomi pericolosi, coniugati con ignoranza e scarso senso civico, di una miscela deleteria che ha già inguaiato l’Italia in altre epoche storiche e che continua a spandere i suoi miasmi nel profondo recondito (non più tanto) della nostra società.