Opinioni Caeranesi

Mauro Marconato

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Sì o no o… non so

Dopodomani si vota per l’autonomia. La cosa non mi appassiona, come non mi ha appassionato a suo tempo il referendum sulle trivelle, strumentalizzato ed inutile, di cui nessuno conserva un qualche ricordo, se non per continuare a criticare Renzi.
Allora non sono andato a votare ed ora probabilmente farò altrettanto, credo in compagnia di tantissimi che allora dissero peste e corna di chi non andava a votare, per evitare il quorum, ed ora evidentemente si sono ricreduti, dimostrandosi campioni di… coerenza.
Avrei potuto andare a votare SI per provare a vincere ogni tanto qualcosa, visto che noi a sinistra abbiamo perso ormai da tempo il gusto della vittoria e ci prepariamo, divisi come sempre, ad altre sconfitte. Ma sarebbe poco serio!
Avrei potuto votare SI perché l’esigenza di una maggiore autonomia appare sacrosanta, soprattutto se penso ai tanti privilegi delle regioni a statuto speciale e/o ai tanti sprechi di una regione come la Sicilia. E per questo non vado a votare NO.
Dovrebbero spiegarmi cosa centrano con le minoranze linguistiche da tutelare gli abitanti di Udine e Pordenone o quelli di Trento oppure cosa centra con il separatismo siciliano del dopoguerra la Sicilia di oggi. 
Un amico veneto mi ha detto: “ Magari ci fosse un nuovo separatismo siciliano. Voterei anch’io per l’indipendenza dell’isola, come in Catalogna”. 
Avrei potuto votare SI per veder realizzata la vecchia proposta del PCI, risalente agli anni 70, la quale prevedeva che il 75% delle imposte restasse agli enti locali.
Avrei potuto votare SI perché lo dice una parte del PD regionale, diversi suoi sindaci e qualche parlamentare, dando prova, come sempre ormai, di un partito in confusione, dove si urla alla dittatura del ducetto Renzi, ma dove ognuno fa quello che vuole.
Avrei potuto votare SI per depotenziare il previsto successo di Zaia e della Lega, come ho sentito sostenere, non banalmente, dalla Rubinato.
Poi mi sono chiesto: “Ma che autonomia vuole Zaia?” Non è che poi voglia rendere obbligatorio il dialetto veneto (quale?) a scuola o che pretenda, qualora lo stato dovesse promulgare leggi o costruire opere di interesse nazionale, in campo energetico, della conservazione ambientale, delle vie di comunicazione, della sicurezza nazionale e dei cittadini, della salute pubblica (vedi caso vaccini) ecc. di rifiutarne l’adozione o di evitarne la realizzazione?
Non sarebbe più giusto aprire un serio discorso di riforma costituzionale, che coinvolga tutte le forze politiche e tutte le regioni, per rivedere gli statuti di quelle speciali (come previsto dal referendum perso da Renzi) ed accorciare, se non eliminare del tutto, il divario tra di esse, salvaguardando solo le minoranze linguistiche e garantendo una indispensabile solidarietà nazionale? 
Mi sono interrogato per diversi giorni, poi ho saputo che anche i seguaci di Grillo e Casaleggio si sono schierati per il SI, ed allora non ho avuto più dubbi. 
Anche a questo referendum non andrò a votare.