Il titolo “Sguardi dal Ponte”.
Gli sguardi sono quelli che ho rivolto, negli anni della mia vita, a piccole storie paesane, a personaggi che ho conosciuto, a luoghi che ho frequentato.
Insieme costituiscono uno spaccato della Caerano del secondo ‘900, vista da una angolazione particolare, la mia, con un taglio “critico”, in perfetta sintonia con la mia esperienza di vita sociale, culturale e politica a Caerano.
Il ponte è quello di San Marco, uno degli 8 ponti caeranesi sul Brentella, il più importante, nei pressi del quale è nata la sanRemo, che tanto ha segnato nel bene e nel male lo sviluppo di Caerano.
Ovviamente racconto solo una parte di Caerano, con un senso finale di incompletezza, come quando si ritorna da un viaggio con la sensazione che siano più le foto che avremmo voluto scattare, rispetto a quelle che abbiamo fatto.
La foto di copertina
E’ una foto dei primi del 1900, di lavori sul Brentella. La stessa foto è riproposta sia all’inizio che alla fine del libro, sfumata in maniera diversa: quella all’inizio rappresenta il passato che torna in primo piano nel mio racconto, quella alla fine, al contrario, rappresenta il passato che torna indietro nel suo mondo nebbioso.
L’idea del libro
L’idea del libro è nata parecchi anni fa quando, visitando il sito web di Gianni Desti, con le sue foto di Caerano, sono stato colto da un frugolo michelangiolesco e mi sono detto:”Belle queste foto, ma perché non parlano? ”.
Così ho cercato di inserire alcune di quelle immagini, insieme ad altre familiari o di privati, in una cornice narrativa ed organica, quasi un “affresco” delle vicende caeranesi di questi ultimi decenni, un racconto paesano, che potesse completare ed arricchire quello di altri scrittori locali che mi hanno preceduto.
Ho avuto poi molte titubanze e ripensamenti sull’opportunità o meno di pubblicarlo.
Alla fine mi sono deciso a farlo, perchè vedevo che tanti caeranesi, forse interessati a questo libro, se ne stavano pian piano andando, come Don Giorgio Morlin, che alcuni anni fa mi aveva scritto la prefazione. L’ho mantenuta, anche per ricordare la sua nobile figura di sacerdote caeranese.
Le dediche
Sono consapevole che il libro potrà interessare soprattutto i miei contemporanei, mi auguro tuttavia che lo legga anche qualche giovane. Il libro allora l’ho dedicato a mia figlia Laila ed ai giovani caeranesi con la speranza che possano costruire un paese migliore di quello che le generazioni come la mia hanno loro lasciato.
E’ dedicato poi a due concittadini per me importanti: a Publio Corradi, partigiano e comandante della Brigata Nuova Italia e ad Arias Tiberio, storico esponente del PCI veneto e caeranese, di cui parlo ampiamente nel libro.
E’ un libro di storia?
Sguardi dal Ponte non è un libro classico di storia, di ricerche negli archivi e tra documenti polverosi, ma è un libro leggero, un “trastullo” della mia vecchiaia e l’ho scritto soprattutto per me, per passare il tempo della mia vita da pensionato.
Che personaggi ho descritto.
I personaggi descritti sono numerosi e molto diversi tra loro, a formare un puzzle composito e rappresentativo della gente caeranese che io ho conosciuto e stimato.
Sguardi dal Ponte parla:
- di caeranesi celebri, che in passato hanno ricevuto il Premio San Marco (il console Vitale Gallina, i Comunello, Santo Tessaro, i fratelli Danieli…),
- di miei concittadini secondari o minori, associati a personaggi delle mie “storie e fantasie” infantili (Barbe Stocco, che mi ricordava il mago Merlino, Orazio Umana che, con la sua stampella, associavo ad Enrico Toti, la Gaspara, che ancora oggi mi ricorda la dolce figura della Befana),
- di caeranesi più o meno conosciuti, di ieri (Don Piero Signoretti, parroco di Caerano, Roldo Marconato, internato nei lager tedeschi, Carlo Rossi, pilota della grande guerra, il dottor Ugo Stocco ed il suo cane Lupo, Giannina Piamonte) o di oggi (Marisa Michieli, prima donna laureata a Caerano e moglie di Andrea Zanzotto, Silvana Panciera, uno dei primi cervelli caeranesi in fuga, Graziano Piovesan, anima del vecchio circolo culturale, Sergio Bordin e la battaglia di sua madre per inserirlo in una classe normale, Ottavio Poloniato, artista naif),
- di figure particolari (Italo Panciera, detto Talòi, come Pietro Cadorin, detto Peaoche, personaggio semplice e simpatico, famoso per le sue filastrocche),
- di persone emblematiche di lavori e professioni o di categorie sociali (Zucchello Orfeo, il contadino, Angelo Bordin, el senser, Sernagiotto Renzo, il meccanico, Bordin Giuseppe, il falegname, Sebastiano Franzoia, el casoin, Pezzino Nicola, l’operaio “terrone” diventato dirigente, Guido Menegon, il sindacalista, Bruno Garbuio, il grande fumettista, Angelo Rizzotto, il Giuda della Passione di Cristo),
- di alcuni maestri delle elementari, di missionari e di badanti,
- di protagonisti di sport popolari (Gianni Zamattia, calcio, Aldo Mazzocato, tennis),
- di concittadini morti precocemente (Ines Rossi, morta nel Vajont, Laura Precoma e Piera Pozzobon morte in incidenti stradali, o caduti in disgrazia (Don Camillo Pasin)
I luoghi e le storie caeranesi che ho raccontato
Sguardi dal Ponte racconta anche di luoghi e di storie caeranesi.
I luoghi sono i mulini, le osterie, le fabbriche, le botteghe, il canale Brentella, l’asilo parrocchiale, l’oratorio…
Le storie invece sono quelle relative alle tradizioni, ai giochi, alle feste, all’associazionismo sportivo, sociale e civile, ad esperienze culturali del passato…
Contiene anche un’estesa analisi dello sviluppo economico, industriale, urbanistico, politico, culturale e sociale di Caerano, che ci ha lasciato un’eredità complessa e piena di luci ed ombre e che condiziona ancora adesso la vita di tutti i caeranesi.
Foto e nomi
Contiene circa 368 immagini, soprattutto foto di scolaresche e di gruppi vari, di squadre di calcio o della Caerano di una volta, alcune già presenti in altre libri sul nostro paese, altre inedite.
Per facilitarne l’individuazione ho inserito alla fine del libro l’elenco di esse, oltre a quello dei nomi (circa 1196) di tutte le persone citate nelle didascalie o nella narrazione.
Non sempre ho indicato i nomi delle persone presenti nelle foto, lasciando spazio ad una sorta di “caccia al tesoro” fisionomica del lettori, alla ricerca di parenti, amici o conoscenti.
Molte sono anche le citazioni e le notizie tratte da altri libri di storia locale, citati in bibliografia, dei quali mi sono servito per dare un ancoraggio storico al mio racconto.
Quale Caerano ho descritto?
Una Caerano contradditoria, ricca di benessere economico, di lavoro per tutti, di trasformazioni urbanistiche importanti, ma anche una Caerano che ha spesso arrancato sul piano della crescita sociale, civile e culturale, limiti che forse le hanno impedito, in questi ultimissimi decenni, di cambiare passo, di riconvertire la sua vecchia vocazione industriale in qualcosa di nuovo, che sappia di futuro. Una Caerano con luci ed ombre, ma alla fine, contraddicendomi almeno in parte con le mie frequenti valutazioni critiche o pessimistiche, arrivo a concludere che preferisco quel paese che ho raccontato, la società in cui sono vissuto, la politica che ho praticato, rispetto al paese, alla società e alla politica del presente.
Ma questo è solo frutto della mia anima nostalgica, del prevalere in fondo dell’amore per la mia Caerano, più che la delusione per ciò che poteva essere e non è stato.