Ecco due buoni motivi per festeggiare il 25 aprile, come ho sempre fatto e continuerò a fare, tratti dal libro di Scurati citato in calce, che consiglio a tutti di leggere, anche se ha oltre 800 pagine, per conoscere e capire l’ascesa e la natura del Fascismo e per riflettere anche sull’Italia di oggi. Purtroppo non lo leggeranno mai i molti nostalgici del Fascismo e i nuovi sovranisti e nazionalisti odierni. Troppa fatica! “La libertà è una divinità nordica, adorata dagli anglosassoni… Il Fascismo non conosce idoli, non adora feticci: è già passato e, se sarà necessario, tornerà ancora tranquillamente a passare sul corpo più o meno decomposto della Dea Libertà… La libertà non è, oggi, più la vergine casta è severa per la quale combatterono e morirono le generazioni della prima metà del secolo scorso. Per le giovinezze intrepide, inquiete ed aspre che si affacciano al crepuscolo mattinale della nuova storia ci sono altre parole che esercitano un fascino molto maggiore, e sono ordine, gerarchia, disciplina”.
Benito Mussolini, “Forza e consenso”, Gerarchia, marzo 1923
“Don Minzoni era rimasto l’unico a voler educare i giovani cattolici al di fuori dell’ideologia fascista e a organizzare i lavoratori al di fuori dei sindacati fascisti… Giovedì 23 agosto 1923 don Minzioni se ne ritornava verso la canonica… per una via stretta e buia, potevano essere più o meno le 22.00. Alla curva della strada 2 uomini erano usciti dall’ombra. Un unico colpo di bastone, vibrato a tutta forza, lo aveva colpito alla nuca. Don Minzoni aveva barcollato per un istante, poi era crollato. Il cranio letteralmente fracassato… Era morto poco dopo mezzanotte”.
(Da M Il figlio del secolo di A.Scurati)
Il significato della Resistenza ieri e oggi.
Agli occhi dei più, soprattutto delle generazioni nate dopo la guerra, la Resistenza appare oggi come un evento riconosciuto certamente importante, però, tutto sommato, molto lontano e sempre più evanescente dentro una cornice celebrativa annuale molto rituale. In alcuni perdura una forma di rimozione nei confronti di vicende dolorose e drammatiche di cui è meglio non parlare e che, dopo tanti anni, bisogna dimenticare. Per altri invece la Resistenza è una parentesi sciagurata della nostra storia nazionale: un’esperienza negativa e di lotta fratricida, da cancellare per sempre dalla memoria collettiva e dai libri di scuola. Generalmente, questi giudizi molto critici provengono non solo da chi ieri ha fatto apertamente la scelta per la Repubblica di Salò, ma anche, e probabilmente sono i più, da chi ieri è rimasto opportunisticamente imboscato a guardare dalla finestra per vedere come evolvevano le cose e per uscire facilmente allo scoperto solo quando non c’era alcun pericolo, nel momento in cui si poteva comodamente salire sul carro del vincitore. Salvo poi travestirsi ipocritamente da moralisti e salire sul pulpito per condannare in blocco un’esperienza storica che conserva tuttora un alto valore unificante. Su tale base fondante, infatti, è stata elaborata la nuova Costituzione che la Repubblica italiana si è data nel 1948 dopo gli orrori di una guerra voluta esclusivamente dalla folle ideologia di due dittatori criminali che la storia ha definitivamente condannato e sepolto”. (da “La memoria e la pietà” di G.Morlin – 1995)