In Italia ci sono molti che non sono fascisti, ma che non sono neanche antifascisti. Ne conosco parecchi che sono così, sia una volta quando votavano DC, sia adesso che votano Lega o Fratelli d’Italia. Ne è un po’ la prova anche il fatto che oggi, in molti comuni leghisti o governati dalle destre, nelle cerimonie davanti ai monumenti ai caduti, il 25 aprile, non si canta Bella Ciao, la canzone simbolo della lotta partigiana ed antifascista e magari si canta la canzone del Piave, che col 25 aprile non c’entra niente. C’è anche, e addirittura, qualche femmina di destra, come Rachele Mussolini, di Fratelli d’Italia, che il 25 aprile si limita a festeggiare il compleanno del marito, che si chiama Marco.
A parole questi “patrioti” rispettano la nostra Costituzione antifascista, nata dalla Resistenza e dalla lotta partigiana, ma non sono antifascisti. Già molti democristiani di una volta, se fossero stati costretti a scegliere tra Almirante e Berlinguer, tra la Fiamma Tricolore e la Falce e il Martello, avrebbero scelto la prima, anche se il PCI era stato tra i protagonisti della liberazione dell’Italia dai fascio-nazisti e i comunisti avevano avuto un ruolo importante nell’Assemblea Costituente ed accettato il sistema democratico scritto in Costituzione.
Cosa che, invece, non avevano fatto coloro che si richiamavano al Fascismo, Almirante e soci, tanto che furono considerati per lungo tempo fuori dal cosiddetto Arco Costituzionale. Il PCI, che ovviamente era considerato dentro, era comunque escluso, in tutti i modi, anche un po’ oscuri, dal poter governare il paese (conventio ad excludendum), almeno fino al tentativo di “compromesso” che costò la vita ad Aldo Moro e poi al crollo del muro di Berlino.
Nel 1946, con l’amnistia firmata da Togliatti, Ministro della Giustizia del primo governo post-bellico, si era voluto voltare pagina, forse anche comprensibilmente, ma così non si sono mai chiusi veramente e definitivamente i conti col Fascismo.
Da tutto questo nascono, almeno in parte, anche le contraddizioni odierne, l’ipocrisia dei partiti che si dichiarano antifascisti, ma poi tollerano infiltrazioni nere, e l’ambiguità di chi tollera gli ultras fascisti, i partiti e movimenti nostalgici di Mussolini ed Hitler, accarezza e liscia ogni malessere della società, a cui nessuno riesce da tempo a porre rimedio. Questi partiti danno fiato e corda a chi si dichiara antipolitico, critica tutto e tutti, crede di vivere in una dittatura, in un paese disastrato, anche se l’Italia è uno dei paesi più industrializzati al mondo, ha una sanità pubblica eccellente, ha studiosi e ricercatori richiesti dappertutto, primeggia per qualità della vita, per il vestirsi bene, per il mangiare bene ed anche e soprattutto per le sue bellezze. Per cosa poi? Per un pugno di voti!
A soffiare sul fuoco di destra ci sono poi dei giornalisti (si fa per dire!), schierati apertamente a destra e che giustificano, minimizzano le violenze fasciste, tirano sempre in ballo altre violenze (dei centri sociali, dei no tav…), pur di attenuare le responsabilità dei loro partiti o leader di riferimento e che, in caso di un nuovo regime fascista in Italia, per fortuna del tutto improbabile, se non impossibile, sarebbero probabilmente i primi ad aderirvi. Intanto, si apprestano a mollare un po’ Salvini, per accasarsi dalla Meloni, la nuova rock star degli imbecilli del web, “dei bastian contrari”, dei frustrati ed insoddisfatti di ogni risma e dei non fascisti, ma neanche antifascisti.
Almeno la aiutassero, questi giornalisti, visto che non ci arriva da sola, a capire la matrice dei cortei violenti dell’altro giorno!