Opinioni Caeranesi

Mauro Marconato

L’Emilia Romagna liberata, da Salvini

Bologna – Comando Supremo, 27 gennaio 2020 

Bollettino del Generale in capo Balanzone

La guerra contro i Salvinichenecchi che, sotto l’alta guida del generale Stefano Bonaccini, comandante del corpo d’armata emiliano-romagnolo, l’esercito del centrosinistra, inferiore per mezzi spargitori di fango e di menzogne, iniziò alcuni mesi fa e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima, è vinta.

La gigantesca e definitiva battaglia di Bibbiano ingaggiata negli ultimi giorni ed alla quale prendevano parte le divisioni del Partito Democratico, della Lista Bonaccini Presidente, dell’Emilia-Romagna Coraggiosa Ecologista Progressista, dell’Europa Verde, del Volt Emilia-Romagna, di Più Europa PSI PRI, sostenute anche dal corpo scelto dei combattenti di mare (le gloriose ed invincibili Sardine), contro le barbariche truppe degli invasori, è finita.

La fulminea e arditissima avanzata del nostro corpo d’armata su Bologna, sbarrando le vie della ritirata alle armate Salvinichenecche, travolte ad occidente dalle truppe dei democratici del colonnello Pizzarotti e ad oriente dalla brigata lagunare “Comacchio”, ha determinato ieri lo sfacelo del fronte avversario. Dal Po al Reno l’irresistibile slancio delle nostre armate Parma-Reggio e delle divisioni dei coraggiosi bagnini di Rimini, ha ricacciato il nemico fuggente.
Nella pianura padana il generale Bonaccini avanza ora rapidamente da Modena alla testa della sua invitta armata, anelante di ritornare sulle posizioni da essa già vittoriosamente conquistate in passato e da sempre controllate.
L’Esercito Salvinichenecco è annientato: esso ha subito perdite gravissime nell’accanita resistenza dei giorni scorsi e nell’inseguimento ha perduto quantità ingentissime di ruspe e materiale elettorale di ogni sorta e pressochè per intero le attrezzature della cosiddetta Bestia, con i suoi magazzini di felpe e depositi di fango. Ha lasciato finora nelle nostre mani la Borgonzoni e circa trecentomila follower con interi archivi di selfie e di post demenziali e non meno di cinquemila macchine seminatrici di letame politico.
I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo virtuale risalgono in disordine e senza speranza la Padania e le valli bergamasche, che avevano disceso con orgogliosa sicurezza.

La civile Emilia Romagna rimane libera, come è sempre stata.